«Oh! amabile e dolce morte, odoroso fetore e sana putredine…»
(Sogno di una notte di mezza estate, Atto III, sc. 4)
LAERTE - Il verme rode i nati dell’aprile prim’ancora che sia schiusa
la gemma, e nella brina giovane dell'alba l'assalto del contagio è più
temibile.
(Atto I, sc. 3)
POLONIO - Volete mettervi a riparo dall'aria, monsignore?
AMLETO - Nella tomba?
(Atto II; sc. 2)
AMLETO - Perché, se il sole genera vermi in un cane morto - ottima
carne da baciare!... Avete una figlia?
(Atto II, sc. 2)
AMLETO - Un'assemblea di vermi politici è alle prese con lui. Il verme
è l'unico che più ci guadagna in una dieta: noi ingrassiamo ogni altra
creatura per ingrassarci, e c'ingrassiamo per i vermi.
(Atto IV, sc. 3)
AMLETO - …e ora è di Madama Vermìna…
(Atto V, sc. 1)
Tra rank e rotten
una quindicina di presenza dei nomi del marcio nel dramma di Amleto: con
gli altri termini della putredine e della disfazione, confessano una vera
ossessione non solo del principe ma del testo. Il leitmotiv, si sa, lo
inaugura Marcello col celeberrimo «C’è del marcio in Danimarca» («Somethinig
is rotten in the state of Denmark», Atto I, sc. 4, v. 90).
Nel resto, sono parole che tornano
soprattutto nell’idioletto di Amleto, che attacca il primo monologo
maledicendo la sua ancora troppo solida carne («O, that this too too solid
flesh would melt…») e qui non qualcosa della Danimarca ma il mondo
«è un giardino non sarchiato / che va in seme; cose marce e volgari / lo
posseggono completamente («That grows to seed; things rank and
gross in nature / Possess it merely», Atto I, sc. 2).
«Rankly abused» («volgarmente
ingannato») è l’orecchio della Danimarca sulla ragione della morte del Re
(Atto I, sc. 5). - «Fetida mistura d’erbe raccolte a mezzanotte (Thou
mixture rank, of midnight weeds collected)» è quella che nel dramma di
Gonzago il nipote del re Luciano ha preparato per avvelenarlo (Atto III,
sc. 2); E Claudio nel suo unico monologo inizia così:
«Oh, il mio crimine è marcio, puzza fino
al cielo! (O, my
offence is rank it smells to heaven!) » (Atto III, sc. 3).
Quando la Regina cerca di convincere
Amleto che lo Spettro che vede è frutto di follia, Amleto le risponde che
potrebbe essere la sua colpa a vedere nel figlio la pazzia, il che «non
coprirebbe che con una pellicola il luogo / Ulcerato (the ulcerous place),
mentre la marcia corruzione (rank corruption), / che tutto mina dentro,
infetta non veduta» (Atto III, sc. 4) – sempre nella stessa scena,
che è un’apoteosi del Marcio – e del Marcio del sesso materno! - il figlio
si permette di dire alla madre cose davvero pessime da ogni punto di
vista: «Ma come puoi vivere / nel sudore e nel puzzo di un letto lercio
(in the rank sweat of an enseamed bed)» (Ibid.); « e non
dare il concime alla malerba /per renderla più fetida (And do not spread
the compost on the weeds / To make them ranker)» (Ibid.).
Infine, la domanda con cui Amleto
interrompe la sua girandola di giochi di parole del becchino: «Quanto sta
un uomo sottoterra prima di marcire? (How long will a man lie i' the earth
ere he rot?)», e il becchino risponde da professionista: «In fede,
se non è marcio prima di morire...
(«Faith, if he be not
rotten before he die», Atto V, sc.1).